L'ordine del cosmo (il mito di Zeus)
La Teogonia
Questo cantatemi, o Muse, che abitate l’Olimpo dal principio e dite chi fu il primo tra loro. In principio fu il Chàos.
Dopo l’invocazione alle Muse, Esiodo introduce così il racconto sulla nascita degli dèi, e fa per la prima volta il nome di Chàos, una strana entità emersa dal nulla e senza alcun motivo. Non è facile definire Chàos, e lo stesso Esiodo dice ben poco per aiutare a comprendere meglio la natura di questa prima divinità, che non è un vero e proprio personaggio e non ha nulla di umano.
Oggi col termine ‘caos’ ci si riferisce ad un insieme disordinato, confusionario; per Esiodo il significato era ben diverso, in quanto legato al significato del verbo χαίνω (chaìno), ovvero ‘essere aperto’ o ‘spalancare’. Chàos è proprio questo, un’apertura abissale, una voragine primordiale, dentro la quale non si incontra alcuna creatura identificabile.
Ma Chàos non è semplicemente un vuoto cosmico: è anche il vuoto logico che il pensiero incontra quando si sforza di immaginare da dove sia nato il mondo. Un abisso fisico e filosofico che trova similitudini nelle cosmogonie orientali, come l’Enuma elish, poema babilonese delle origini, in cui si dice: “Quando si sopra non era ancora nominato il cielo, la terraferma di sotto non aveva nome, nulla esisteva se non l’abisso”.
Oggi col termine ‘caos’ ci si riferisce ad un insieme disordinato, confusionario; per Esiodo il significato era ben diverso, in quanto legato al significato del verbo χαίνω (chaìno), ovvero ‘essere aperto’ o ‘spalancare’. Chàos è proprio questo, un’apertura abissale, una voragine primordiale, dentro la quale non si incontra alcuna creatura identificabile.
Ma Chàos non è semplicemente un vuoto cosmico: è anche il vuoto logico che il pensiero incontra quando si sforza di immaginare da dove sia nato il mondo. Un abisso fisico e filosofico che trova similitudini nelle cosmogonie orientali, come l’Enuma elish, poema babilonese delle origini, in cui si dice: “Quando si sopra non era ancora nominato il cielo, la terraferma di sotto non aveva nome, nulla esisteva se non l’abisso”.
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